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lunedì 14 marzo 2011
March Madness: ready to start!
March Madness: due parole che racchiudono tutto quello che succederà nelle prossime tre settimane catalizzando l’attenzione dell’America sportiva ma anche di tanti appassionati oltreoceano (come noi).
Ieri il comitatone ha deciso il bracket che ci porterà alle Final Four di Houston, dal 2 al 4 aprile prossimi. Andiamo allora a vedere il tabellone nel dettaglio, e scopriamo, Regional per Regional, cosa ci aspetterà a partire da martedì (in realtà il primo turno è una novità di quest’anno, il vero e proprio primo turno sarà quello di giovedì e venerdì), quali sono le favorite e quali i giocatori da tenere d’occhio.
East: Senza dubbio il Regional più bello, ovviamente anche quello più complicato. Ohio State ha preso senza discussioni il seed #1, ma tra le candidate al titolo nazionale è anche quella che per arrivare a Houston avrà la strada con più ostacoli. Già dopo il primo turno infatti, troverà una tra George Mason e Villanova, non proprio brillantissime quest’anno, ma comunque ossi duri se le devi affrontare già prima delle Sweet 16. E poi? Kentucky, con Brandon Knight e Terrence Jones pronti a dare battaglia, Syracuse che, anche dopo la brutta eliminazione al torneo della Big East, può dare fastidio a chiunque, e, soprattutto una North Carolina che non bisogna già dare per morta. I Tar Heels hanno fatto un brutto torneo di conference, conclusosi con una pesante sconfitta in finale contro Duke, senza mai avere realmente la chance di giocarsi il titolo. Ma già le due partite tirate contro Miami e Clemson avevano fatto intuire che UNC aveva qualche problema. Poi ovviamente al torneo la classe di Harrison Barnes e la voglia di Tyler Zeller sono fattori che possono fare la differenza e portare North Carolina almeno alle Elite Eight. Ma per battere Ohio State nel probabile scontro alle Elite Eight, con i Buckeyes che possono contare sulla solidità di Sullinger e sui canestri di Jon Diebler, ci vorrà un gran bello sforzo.
West: Dopo la roboante vittoria di ieri contro North Carolina, il seed #1 di Duke è sembrato più che meritato, soprattutto in considerazione del fatto che i Blue Devils hanno giocato quasi tutta la stagione senza Kyrie Irving. Ma con un Nolan Smith in queste condizioni (partita clamorosa ieri contro UNC, stagione clamorosa da gran realizzatore in generale), con Seth Curry e Kyle Singler a crivellare le retine avversarie, e con i due Plumlee a lottare sotto canestro, la profondità della squadra di coach K non può non sembrare vincente.
Ma anche qui la concorrenza è agguerrita: tra le tante spicca una delle sorprese positive di questa stagione: San Diego State. Trascinati a suon di doppie doppie dal big (non tanto) man Kawhi Leonard, gli Aztecs potrebbero avere il non trascurabile vantaggio di giocare il Regional quasi in casa ad Anaheim. Il loro principale ostacolo alla corsa verso Houston ha però un nome e un cognome che in questa settimana sono stati sulla bocca di tutti: Kemba Walker. La funambolica PG newyorkese (Bronx, per essere precisi) ha infatti portato di forza,con 4 prestazioni assolutamente devastanti, i Connecticut Huskies a vincere il titolo della Big East, sotto gli occhi esterrefatti ed entusiasti del Madison Square Garden. Il comitato a quel punto non ha potuto che premiare gli Huskies con un meritatissimo seed #3, che comunque li metterà, dopo il primo turno contro Bucknell, quasi sicuramente sulla strada di Cincinnati (Missouri permettendo).
Occhio anche a una delle partite più interessanti e a rischio upset della prima settimana: Arizona-Memphis. Derrick Williams, il sophomore di Arizona, nonché uno dei migliori giocatori di post che potrebbero entrare nel prossimo draft, dovrà vedersela contro dei Tigers che avevano iniziato la stagione con il favore del pronostico, salvo sciogliersi come neve al sole strada facendo. Ma, a marzo, il dio del basket può spesso fare scherzi inattesi, e Memphis è una bomba pronta a esplodere. Infine, occhio anche a Texas, squadra abbastanza indecifrabile quest’anno, ma che vale la pena di seguire per dare un’occhiata all’interessantissimo Tristan Thompson, freshman of the year della Big 12.
Southwest: Qui invece, personalmente, regnano indecisione ed equilibrio. Kansas, Notre Dame, Purdue, Vanderbilt, Louisville. Dalle Sweet 16 in poi potrebbe succedere qualsiasi cosa, e occhio anche a Georgetown se la loro point guard Chris Wright ritorna in tempo dal suo infortunio (altrimenti, potrebbero anche rischiare di andare fuori subito, contro la vincente dell’interessante scontro tra USC e VCU).
Ben Hansbrough, fratello minore di Tyler, può trascinare Notre Dame avanti nel torneo, e Vanderbilt può fare lo scherzetto a Kansas (tra i Jayhawks, occhio a Marcus Morris, ala versatile e realizzatore mica da ridere). Altro nome secondo me da tenere d’occhio è JaJuan Johnson di Purdue, 20 e 8 di media quest’anno, e un talento che può permetterti di fare strada in questo torneo.
Ma ripeto, fare un pronostico qui è praticamente impossibile, aspettiamo le prime partite per poter vedere e dire qualcosa in più.
Southeast: Anche qui tanta carne al fuoco, e pochissime certezze: almeno cinque o sei squadre potrebbero, senza destare sorpresa, ambire a raggiungere le Final Four. Il seed #1 se l’è preso Pittsburgh, che però non ha fatto grande impressione al torneo della Big East (sbattuti fuori dall’ormai classico buzzer beater di Kemba Walker…).
Florida ha un seed troppo alto per quello che ha fatto vedere quest’anno, e da quel lato del tabellone tante squadre potrebbero provare a fare strada: i Michigan State Spartans di Tom Izzo, che, ogni anno a marzo sono lì a lottare con le migliori, potrebbero essere già un cliente pericoloso, se superano l’ostacolo UCLA (abbastanza deludente fin qui) alla prima partita.
Il protagonista di questo torneo potrebbe però essere Jimmer Fredette, che ha fatto già parlare tanto di sé quest’anno per alcune prestazioni incredibili, ultima quella della settimana scorsa con i 52 punti contro New Mexico. Se Jimmer ripeterà prestazioni come queste, la sua BYU potrebbe arrivare lontano, complice un tabellone non proprio insidioso. Nella parte alta del bracket, occhio a Butler, altra possibile sorpresa.
Cosa aggiungere? Aspettiamo con ansia l’inizio di questo torneo, che come al solito ci terrà incollati agli schermi (a proposito, tutto il torneo è in streaming online grazie all’ottimo servizio della CBS, all’indirizzo mmod.ncaa.com) e godiamoci queste tre settimane che, come al solito, riserveranno sorprese ed emozioni.
venerdì 11 marzo 2011
Lakers-Heat part II
Dopo 8 vittorie consecutive a seguito dell’All Star Break i Lakers si fermano a Miami, che invece ritrova la vittoria sul campo amico.
Il palcoscenico di inizio gara è di Kobe Bryant che segna i primi 10 punti gialloviola nei primi 5 minuti. Gli Heat restano comunque a contatto dominando sotto le plance e forzando ben 4 palle perse dei lacustri sempre nei primi 5 minuti. Si capisce subito che sarà un match combattuto ed infatti le due squadre restano sempre a contatto.
Negli ultimi tre minuti del primo quarto parte la sfuriata degli Heat, prima sull’asse James-Wade e poi dall’arco con Mario Chalmers che piazza ben tre triple. Avvicinandosi alla fine del quarto Lebron ci regala due perle clamorose: uno spin move in penetrazione contro Lamar Odom con cui segna i punti 5 e 6 della sua partita e il buzzer beater su layup con esitation in aria quasi “eterna”.
Nella seconda frazione di gioco entra in partita per i padroni di casa anche Chris Bosh, che alla fine chiuderà il primo tempo con 16 punti e il match con 24. L’ex Raptor sembra incontenibile in post basso soprattutto quando è imbeccato da assist immaginifici del nativo di Akron. Anche dalla panchina arriva un contributo importante: Mike Miller si dimostra molto aggressivo segnando due triple e catturando ben 3 rimbalzi offensivi. Questo è sicuramente il topic più importante del primo tempo, cioè lo strapotere degli Heat sotto canestro (12 rimbalzi offensivi arrivati all’intervallo lungo).
I Lakers d’altro canto riescono a reggere e ad andare negli spogliatoi sotto solamente di due punti, anche grazie a un Ron Artest che piazza una bomba da dietro l’arco e ruba palla a Wade scatenando il contropiede gialloviola.
Phil Jackson deve aver sicuramente strigliato i suoi durante l’intervallo perché ad esempio Bynum, dopo aver catturato un solo misero rimbalzo in tutto il primo tempo, ne prende ben 7 nel terzo quarto. La difesa gialloviola poi produce altrettante palle perse degli Heat. Il quarto si caratterizza però soprattutto per le basse percentuali di entrambe le squadre.
Lebron segna con un arresto e tiro a due decimi dalla fine del quarto e il punteggio dice 70-68 per LA.
Nel quarto quarto entra in partita anche Mike Bibby che segna due canestri da tre cercando di dare la spinta decisiva ai suoi. Le basse percentuali ai liberi degli Heat però non sono rassicuranti calcolando anche che nell’ultimo periodo prima o poi Kobe l’avrebbe rimessa dentro. Già, dico rimessa dentro perché dopo il 4/4 iniziale per il mamba c’è stato solo un pessimo 2/11 con gli ultimi 7 tiri del terzo quarto sbagliati. Ma appunto siamo nel quarto finale: la sua zona spesso e volentieri.
Negli ultimi 4 minuti Bryant piazza due bombe, imbeccato dal duello contro D-Wade il quale attacca il canestro in questo modo : http://www.youtube.com/watch?v=XSBZ3YYaDl8&feature=player_profilepage .
A poco più di un minuto e mezzo dalla fine del match Kobe perde palla contro Wade che scatena il contropiede chiuso da una schiacciata di Lebron. Poi la scossa finale la dà di nuovo Wade in penetrazione: http://www.youtube.com/watch?v=DikQpH4MB5Y&feature=player_profilepage .
Artest sbaglia un canestro facile a rimbalzo e Kobe perde la spicchi sulla linea di fondo.
Palla per gli Heat che però viene persa da Wade, ma solo primo ferro per Bryant che ci prova con una tripla da lontanissimo. Sul rimbalzo Ron Ron commette fallo su James che fa 2/2 in lunetta; +6 Heat a 19 secondi dalla fine.
Niente da fare per i Lakers però che non trovano la retina né con Bryant (long two) né con Da Fish e Gasol (entrambi da tre).
Prima vittoria di Miami contro una squadra con record vincente dal 3 Febbraio e sicuramente gli 8 punti di Wade nell’ultimo quarto sono stati decisivi come ha ammesso Bryant: “ Non abbiamo protetto il canestro e lui ne ha approfittato in penetrazione”.
Per dare altre cifre emblematiche al risultato finale segnalo il 29% dal campo per i lacustri nel secondo tempo.
Quarta vittoria consecutiva per Lebron James contro i Lakers e un match quasi da tripla doppia.
Phil Jackson ha ammesso di non apprezzare più di tanto il gioco degli avversari ma crede che li incontrerà di nuovo molto presto… Boston e Chicago permettendo aggiungo io.
martedì 8 marzo 2011
The New Eastern Conference
Dopo la trade deadline lo scenario NBA è cambiato radicalmente. L’Est è diventato ancora più competitivo e ricco di stelle con l’arrivo nella Grande Mela di Anthony e quello di D-Will ai Nets. Ma non è dei suddetti che voglio occuparmi bensì di quelle squadre che sono in vetta alla Conference.
BOSTON CELTICS:
I campioni della Eastern Conference si sono scatenati nel mercato dei free agents e nelle trades. Da OKC sono arrivati Jeff Green e Nenad Krstic più una prima scelta protetta nel draft 2012, in cambio di Nate Robinson e Kendrick Perkins.
Ricordo di aver seguito in diretta su ESPN lo speciale sulla trade deadline e di come tutti gli esperti fossero d’accordo nel ritenere una follia l’azione dei bianco verdi. Ebbene giorni dopo si è scoperta la “magagna”: sia Perkins che Robinson hanno problemi fisici ed infatti staranno fuori almeno 3 settimane. Doc Rivers ha ammesso pubblicamente che l’organizzazione era al corrente della condizione dei due giocatori dimostrando tutto il cinismo dei Celtics nella loro caccia al titolo. Se non ora, quando?
Questo pensiero è specchio anche delle firme di Troy Murphy e di Carlos Arroyo, guarda caso tutti e due strappati agli Heat sebbene in modalità diverse. Il primo, dopo aver ricevuto il buyout, è stato conteso fra le due squadre di cui sopra ma alla fine ha scelto Boston per motivi tecnici di sistema di gioco. Il portoricano invece è stato liberato proprio dagli Heat non appena è arrivato Bibby a South Beach.
Per fare il punto della situazione ora Boston è la squadra più lunga della lega anche se non tutti e due gli O’neal dovessero essere disponibili, ed è prontissima a tagliar fuori Dwight Howard sotto canestro ed eventualmente a contenere i lunghi giallo viola a Giugno. Importantissima anche la firma di Arroyo che potrà dare più riposo a Rondo e comporta maggior affidabilità nel trattamento di palla che non un Nate Robinson.
CHICAGO BULLS:
La squadra della windy city si sta affermando sempre di più come seconda potenza a est (vedere le recenti vittorie contro gli Heat). Lasciato partire Johnson per Toronto in cambio di una prima scelta al prossimo draft, è arrivato alla corte di D-Rose Rasual Butler. L’ex Clipper aveva suscitato l’interesse anche dei Boston Celtics ma alla fine darà una mano ai tori potendo essere impiegato sia come riserva di Deng o magari come SG titolare al posto di Bogans. Questa scelta tattica la prenderà l’indiziato numero uno per l’award di allenatore dell’anno. Squadra da tenere d’occhio dunque, specialmente con l’avvicinarsi della postseason.
MIAMI HEAT:
Ora che il mondo ha quello che vuole (parole di Wade), cioè che gli Heat perdano più gare possibili, l’arrivo di Mike Bibby non sembra particolarmente fondamentale nell’economia della squadra. Finora infatti i minuti nella posizione di PG sono stati di più per Chalmers piuttosto che per l’ex Hawk.
Per i ragazzi di coach Spoelstra sarebbe più indicato trovare continuità in difesa e organizzare l’attacco a metà campo coinvolgendo tutti gli attori invece che fra recitare monologhi ai big three. Io credo che questo sia un anno di transizione per gli Heat e che dall’anno prossimo, magari con qualche altro movimento sul mercato, potranno realmente puntare al titolo. Questa è solo la mia opinione; un certo Pat Riley potrebbe smentirmi già nei prossimi giorni…
ORLANDO MAGIC:
Saldamente aggrappati alle enormi spalle di Dwight Howard i Magic sono un avversario pericoloso per chiunque. Il loro mercato si è sviluppato sostanzialmente a Dicembre con uno scambio che ha fatto molto discutere perché ha spedito, fra gli altri, Gortat in Arizona. Nonostante E.Clark stia trovando spazio nelle rotazioni di coach Van Gundy e Brandon Bass stia consolidando il suo ruolo ho l’impressione che il polacco fosse un backup di Howard migliore e più efficiente sul pick&roll.
Dal perimetro si continua a “sparare”, ma ultimamente le difese avversarie preferiscono far segnare 30 o più punti ad Howard piuttosto che mettere in ritmo gente come Jason Richardson. Una soluzione che il più delle volte funziona, tutt’al più ora che Superman ha raggiunto il limite di falli tecnici consentito dal regolamento e dovrà tenere sotto controllo i nervi contro i vari Shaq, Noah o Dampier che gli si butteranno letteralmente addosso.