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lunedì 24 gennaio 2011
Impressioni di metà stagione
In genere le conclusioni di metà stagione, quando si parla di NBA, si tirano a metà febbraio, quando i giochi si fermano per lasciare spazio alla partita delle stelle. Ma la voglia di parlare di quello che abbiamo visto finora, in una delle stagioni più attese degli ultimi anni, è più forte della tentazione di aspettare ancora un mese.
E allora, proviamo a tirare giù qualche impressione sui 3 mesi di regular season che sono passati sotto i nostri occhi.
Innanzitutto, mai come negli ultimi anni la lotta per il titolo era stata aperta a così tante squadre: tra campioni in carica (i Lakers, che però sembrano in leggero calo) vecchi classici tornati di moda (Boston e Celtics), nuove contender rinvigorite dalle decisioni di fenomeni che hanno portato i loro talenti giù a South Beach, la corsa per il titolo sembra essere quest'anno più avvincente che mai.
Finora, quasi tutte le squadre fin qui citate hanno alternato momenti brillanti e pause fisiologiche. Solo i San Antonio Spurs hanno sempre tenuto, soprendentemente, lo stesso altissimo ritmo, trascinati da un Manu Ginobili che sembra aver preso coscienza del suo ruolo di leader tecnico ed emotivo, da un Tim Duncan che non vuole arrendersi al peso dell'età che avanza, e da un Tony Parker tornato, a livello di cifre, molto vicino al top della sua carriera. Aggiungeteci l'apporto di giovani che sembrano già saggi, come Blair e Hill, e avrete la miscela vincente degli Spurs di Popovich, ad oggi la miglior squadra della Lega. Certo, bisognerà vedere come arriveranno a maggio, se pagheranno la fatica di 82 partite giocate a ritmi sorprendentemente alti se paragonati a quelli cui ci avevano abituati i bianconeri: ma finora, per il titolo dobbiamo assolutamente fare i conti con loro.
Rimanendo ad ovest, la candidata più credibile al ruolo di anti-Spurs è ovviamente la squadra campione in carica. I Los Angeles Lakers stanno vivendo una stagione assolutamente imprevedibile, difficile da leggere e spiegare. Sconfitte interne con squadre nettamente più deboli, vittorie convincenti con squadre difficili da affrontare, prestazioni altalenanti, troppo spesso dipendenti dai capricci di un Kobe che ogni tanto sembra voler rimarcare il possesso della squadra, in risposta a compagni che tendono ad eclissarsi dal gioco. Finchè Pau Gasol ha girato a livelli altissimi, per i Lakers sembrava andare tutto bene; quando il catalano ha avvertito un pò di stanchezza e ha rallentato i ritmi, per i gialloviola le cose si sono messe male. L'impressione è che stiano tirando il freno a mano e nascondendo le carte in vista dei playoff, dove comunque bisognerà tirare fuori il meglio per metterli al tappeto. Certo, se chiuderanno la regular season con un record che non gli garantirà il fattore campo nell'eventuale finale di conference, le chances di fallire aumenteranno esponenzialmente. Riuscirà coach Jackson, al probabile passo d'addio, a rimettere in riga i suoi, come ci ha sempre abituato?
Spostandoci ad est, troviamo in vetta un'altra vecchia conoscenza, la Boston degli "old" big 3, anche se ad oggi risulta davvero difficile non considerare Rondo un big, quindi tanto vale abbandonare la consueta classificazione. Rondo sta dominando letteralmente la classifica degli assistmen (considerazione personale: cifre un pò gonfiate dal modo di giocare di Rondo, che spesso rinuncia a tiri facili o addirittura in contropiede lascia la palla al compagno che lo segue a rimorchio in 2vs0), Allen tira con percentuali quasi irreali, e Pierce e Garnett danno il tocco di carisma ed esperienza che serve per guidare la squadra. Come al solito, in primavera per passare al bollente Boston Garden (perchè a noi non interessano le sponsorizzazioni commerciali delle arene NBA) serviranno coraggio e voglia di sbucciarsi le ginocchia.
A maggio intendono arrivare concentrati anche i "new" big 3, quelli giovani di Miami, che vogliono aprire da quest'anno la loro dinastia. Miami, quando ha vinto, lo ha fatto col botto: la vittoria di Natale a Los Angeles ha dimostrato che se Lebron, Wade e Bosh giocano al loro meglio, è difficile batterli. I problemi, ovviamente, verranno anche qui tra qualche mese.Il basket dei playoff è molto diverso da quello della regular season, e spesso gli isolamenti per le superstar non pagano (chiedere a Lebron che con i suoi Cavs ha inanellato delusioni cocenti proprio per l'impossibilità dei compagni di dargli una mano sostanziosa nel vincere le partite).
Ovviamente anche qui una finale di conference Boston-Miami sarà materiale per palati fini. Provate ad immaginare due finali di conference, a Est e Ovest, tirate fino a gara 7...acquolina in bocca sin da ora.
Ma gli altri? Staranno a guardare? Le outsider sono comunque in agguato: Orlando, Atlanta, Dallas, Oklahoma City, Utah, potranno comunque dare del filo da torcere a chiunque, e probabilmente la lotta per il titolo si deciderà anche in base alle energie rimaste dopo le battaglie dei primi turni; pensate l'anno scorso a quanto i Lakers abbiano faticato per far fuori Durant e soci al primo turno...
Quando arriva aprile?
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Bellissima disamina...mi sento di sposarla in toto.
RispondiEliminaMetterei giusto tra le outsider anche Chicago che praticamente non abbiam mai visto al completo nel reparto lunghi, dovrebbero essere parecchia roba se trovano affiatamento.
SI bell'articolo, sicuro chicago con Boozer e Noah da tenere in considerazione, nelle 9 partite giocate al completo 7-2 e Rose devastante, dietro Durant sicuro l'MVP della lega.
RispondiEliminaAnch'io ho l'impressione che Rondo stia giocando per la voce assist il più delle volte, le perse vengono molte volte da forzature nel passaggio dopo il rifiuto di un tiro facile. E' cmq il gioco che secondo me uno come rondo dal tiro molto inaffidabile deve continuare a tenere se di fianco ha quei compagni
Condivido quanto detto, l'unica cosa è che non considererei i Magic una outsider, hanno dimostrato di poter fare soffrire i Celtics in più di una occasione e se Arenas continua nel suo lavoro senza andar fuori di testa, è un lusso averlo come 6°uomo e può cambiare il volto delle partite assieme a Ryan Anderson e JJ Redick... concordo poi con pago simo, i Bulls quest'anno saranno ostici da affrontare, al completo con Noah e Boozer, con un buon Gibson e un roccioso Dirty Kurt dalla panca, possono mettere in difficoltà il reparto lunghi di ogni top contender ad est
RispondiEliminaahahaha Dirty Kurt assolutamente impresentabile quest'anno, io non lo citerei :D
RispondiEliminama come simo?! è una delle ultime migliori stagioni di Kurt, a rimbalzo e in difesa è una presenza e poi il bagaglio di esperienza e ignoranza è molto ampio ;)
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